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Quando il Gioco sfugge da mano (3)


di Membro VIP di Annunci69.it OpenMind2019
02.07.2024    |    725    |    31 9.6
"Un locale che, da dopo la pandemia, ha perso il suo smalto) ma Michele era già lì; quando mi ha visto, ha strabuzzato letteralmente gli occhi e mi ha..."
Tralascio gli inutili dettagli circa la visita: tutto ok ma necessito di controlli semestrali.
Nel pomeriggio, ero in salone con la secondogenita, ricevetti una telefonata da un numero sconosciuto; è mia buona abitudine non rispondere (i call centers infastidiscono sempre) per cui, dopo il secondo tentativo, silenziai il numero: dopo pochissimo, un whatsapp: “Sono Michele; scusa se ti ho disturbato ma ero in ansia. Memorizza il mio numero e, quando vuoi, se vuoi e se puoi, chiamami”. Appena terminate le attività con mia figlia, andai nello studio del prof e lo chiamai: sentivo il cuore battere come una liceale. La telefonata durò poco, giusto il tempo di spiegargli come stavano le cose: lui mi ringraziò, scusandosi per la confidenza presa e, poco prima di agganciare, mi espresse il desiderio di andare a prendere un caffè insieme. Risposi: “si!”, di getto. A questo punto, sarebbe stato sufficiente dire a S che avevo appuntamento con uno, per conoscerlo personalmente prima di andarci a scopare insieme (capita, talvolta, che mio marito mi mandi in “avanscoperta” a conoscere Singoli perché, giustamente, è a me che devono piacere e –di conseguenza- è inutile mobilitare entrambi e perdere delle ore) per vederlo gioire compiaciuto.
Ma era davvero questo che volevo?
Per la prima volta, in un simile contesto, mi martellavano in mente le sue parole, da mesi ripetute a mo’ di mantra: “Devi trovarti un amante, amore mio; ti prego, mettimi le corna. Quelle vere. E non voglio sapere niente. Voglio che il dubbio mi laceri lo stomaco e mi trasmetta tutta l’adrenalina e l’eccitazione possibile” Questa è solo una sintesi, credetemi...
Così, una mattina di dieci giorni fa, il prof. è uscito per recarsi in ospedale ed io ho chiamato Michele: “Hai già preso il caffè?” “Ciao, signora bella: che sorpresa. No: non ancora. Ho smontato e da poco sono giunto a casa; stavo per fare una doccia....” “Sbrigati, allora: mi hanno detto che c’è un bar a Nola che fa un ottimo caffè...” “Nola? E’ a dieci minuti da casa mia. OK: dammi il nome del bar e ti raggiungo lì per le 10:30. Niente passeggiata tra vetrine, oggi?” “No” risposi ridendo “Sbrigati chè non ho tutta la giornata a disposizione!” Decisi di indossare una gonna longuette color “smooth acuamarine” con un vertiginoso spacco laterale attraverso il quale, una volta seduta, si potessero vedere chiaramente le autoreggenti viola pallido, una camicetta color pastello carta da zucchero con collo alla coreana e bottoni aperti, un completo intimo perizoma e reggiseno in pizzo trasparente color viola pastello trasparenti, scarpa decolletè tacco 9 dello stesso colore della gonna; il tutto, impreziosito da un filo d’oro che si perdeva nell’incavo delle mammelle e pendant in perla ed orecchini uguali. Un accenno di trucco sugli occhi ed un tocco di rossetto molto soft completavano il “restauro”. Mi son guardata dieci volte allo specchio prima di “approvarmi” e, finalmente, uscire.
Alle 09:30, mi sono infilata nel traffico che conduce alla Tangenziale per poi prendere l’autostrada Napoli-Bari, fremente come una ragazzina al primo appuntamento; sono arrivata solo pochi minuti prima delle 10.30 al bar (lo conosciamo bene, io e mio marito, perché –talvolta- ci fermavamo lì prima di andare in un privè nei paraggi ... un locale che, da dopo la pandemia, ha perso il suo smalto) ma Michele era già lì; quando mi ha visto, ha strabuzzato letteralmente gli occhi e mi ha sorriso baciando con galante ardore la mia mano.
Dopo neanche un’ora, eravamo a letto, in un hotel della zona... Lo baciavo, alternando tenerezza ad una passione sempre più violenta; le mie mani scorrevano lungo il suo corpo, quasi avessi voluto memorizzare ogni centimetro di pelle, soffermandomi sul petto, sulle spalle, sulle cosce per poi agguantargli l’asta turgida, non lunga ma con una cappella davvero notevole: un ariete da sfondamento! La facevo entrare nella mia bocca forzandomi a ricevere anche i testicoli mentre la lingua ruotava attorno lambendola e risucchiandola per non farla uscire. Probabilmente, agli occhi di Michele dovevo sembrare un’assatanata, una che non vedeva un cazzo da una vita (se avesse immaginato le scopate che faccio col prof. e gli uomini che incontro, temo sarebbe fuggito a gambe levate): facevo sparire il suo uccello madido di saliva tra le mie tettone, carezzandolo, di tanto in tanto, coi capezzoli. Era bloccato: non gli permettevo di far nulla se non sfiorarmi le natiche per scendere al buchetto e farsi strada nella figa. Gemevo nel sentire i suoi gemiti; mi bagnavo nel vedere il suo cazzo bagnato dai miei umori. Lui, forse per paura di mancarmi di rispetto, non diceva nulla ma io pensavo tra me e me: “Sono una gran troia, sono una puttana, una mignotta marcia da marciapiede. Ti sto tradendo, cornutone del mio cuore; ti sto regalando quel che più desideravi e mi sto prendendo quello a cui maggiormente ambivo: essere una troia, una donna fuori dal contesto libertino e trasgressivo in cui ogni azione è mirata solo a quello...” Michele, ormai, era la mia preda, era totalmente alla mia mercè e gli piaceva davvero essere un oggetto nelle mie mani; gli baciavo le labbra e gli succhiavo la lingua come un’ossessa e più il pensiero del piacere che mi stavo regalando fuori dal “controllo” del cornuto mi assaliva, più la fregna si allagava e le sborrate scuotevano ogni fibra del mio corpo (anche ora, mentre scrivo, la mano corre alla figa grondante umori per placarla). L’ho voluto dentro, in ogni posizione, e da ogni posizione traevo piacere spingendo il mio corpo contro il suo. L’ho voluto anche dietro, io che –in vita mia- avrò concesso il culo forse in due o tre occasioni; ho preteso che mi cavalcasse con foga in dispregio al cornuto che neanche avrebbe mai saputo che ho dato ad uno sconosciuto ciò che a lui ho sempre negato. Mi ha coperto le tette e la pancia con quello che mi è sembrato un fiume in piena di sborra calda, profumata, densa, saporita....
Poi, la quiete. Ed in quella quiete, il primo pensiero, il primo dolcissimo pensiero, è andato al prof. Per un istante, mi sono scoperta a cercare la sua figura assisa al mio fianco o di fronte a me, come sempre fa, eccitato allo spasimo e traboccante gioia nel vedermi squassata dagli orgasmi. Ed il non vederlo mi ha fatto sentire sporca... Ma è stato un attimo. Questo sarebbe stato il meraviglioso segreto da condividere con mio marito pur senza dirgli nulla; sarebbe stato quel non detto ma intuìto, quel dubbio lacerante che mi implorava di regalargli per renderlo felice, quel senso di colpa che mi avrebbe attanagliato l’anima pur nella consapevolezza d’averlo tradito per l’immenso amore che gli porto.
Michele era in un’estasi davvero difficile da descrivere: mi guardava con un sorriso timido, per nulla spavaldo. Era il Conquistato, non il Conquistatore. E sembrava esserne pienamente consapevole!
“Sei meravigliosa; sei una femmina incredibile; sei la donna che rende tangibili le emozioni...Sei....Sei...”
Le sue parole mi giungevano ovattate, un’eco lontana che esaltava la mia lussuria e che prendeva corpo in ogni fibra, in ogni goccia della mia essenza di femmina in calore.
Da perfetto gentiluomo, ha fatto in modo che io per prima lasciassi l’hotel per dirigermi a casa, altro gesto di delicatezza e discrezione che non ho potuto non apprezzare.
Nel tardo pomeriggio, il prof. è rientrato e, dopo avermi baciato con amore –come fa sempre- mi ha chiesto come fosse stata la mia giornata, domanda alla quale ho risposto con un sibillino: “Piacevolmente impegnata” Ma poi, pensando che una risposta così stringata gli sarebbe parsa strana, ho proseguito: “Laura mi ha chiamato per essere accompagnata a Nola per sbrigare una faccenda così sono andata a prenderla e siamo uscite insieme.” E mi sono dilungata sull’abbigliamento scelto perché Laura è una fissata ed anche una spesa al mercato diviene occasione per una sfilata di moda “E poi –ho concluso- ho pensato che avrei potuto attirare gli sguardi compiaciuti di qualche bel maschietto da provocare “Ma Laura non ha l’auto?” “Si, tesoro, ma è in riparazione...” “Cavolo: fino a Nola? Un trasferta! Spero ti abbia pagato bene. Un taxi le avrebbe chiesto una piccola fortuna!” Ha esclamato ridendo divertito “Hai portato con te anche la piccola?” “No; sapevo che si sarebbe annoiata ed ho profittato della presenza di Simona per lasciarla a casa a riposare” “Hai fatto benissimo, tesoro...”
La mattina dopo, con la scusa di portare a mia madre alcune cose che m’aveva chiesto, sono uscita presto “...così tornerò subito e tu, se dopo devi andare, non sarai costretto a far tardi per non lasciare la piccola da sola”. Ha guardato l’orologio sussurrando: “Sei strana: quando mai sei andata da mamma così presto. Finirai con lo svegliarla...” “Beh, prof., a te non si può nascondere niente: mi sono fatta l’amante ed è il dirimpettaio di mamma; ormai, se non lo sveglio con un pompino, non riesce più ad andare a lavoro... E non lamentarti che a te fa piacere” e sono scoppiata a ridere chiudendomi la porta alle spalle e caracollando per le scale. Volevo, DOVEVO vedere Michele prima che smontasse. Ci siamo incrociati mentre lui si dirigeva verso l’uscita del parco ed io affannavo fantozzianamente, per non dare a vedere; è stato meraviglioso scambiarci uno sguardo di complicità mentre lui mi salutava con deferenza. Tre giorni dopo, eravamo di nuovo a Nola, di nuovo in quell’hotel, di nuovo a dar sfogo ai nostri sensi mentre facevamo l’amore... Io, presa da sensi di colpa che mi trafiggevano il cervello ed ogni fitta si trasformava in un orgasmo sempre più forte. Lui, del tutto ignaro che, la sera prima, ero stata la protagonista di una sfiancante gangbang.....
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